Pane e parole

Cibo e donne

 

 

Donna è la prima nutrice, dal grembo al seno al primo cucchiaino, colei che provvede alle cure e al sostentamento del proprio piccolo. Donna è l’adolescente che si guarda allo specchio e non si riconosce più nella vita stretta e nei fianchi larghi che la preparano alla fisiologica funzione della procreazione. Donna è la cuoca di casa, la nonna o la suocera delle lasagne domenicali, così come la mamma che prepara il pasto caldo della sera e mette tutti intorno al tavolo. Donna, infine, è Eva, che porge la mela ad Adamo.

Da sempre la donna ha avuto un legame inscindibile con gli alimenti e con il loro consumo. Ecco perché il cibo ha in generale una valenza del tutto particolare nel mondo femminile.
È interessante notare come la preparazione quotidiana dei pasti per i propri cari abbia assunto nei secoli una valenza emotiva profonda: la donna è diventataa nel tempo colei a cui sono state affidate le modificazioni alimentari attraverso metodi di cottura e conservazione. Mediante la preparazione di pietanze e pasti la donna ha esercitato nei tempi il suo “potere” sulle questioni casalinghe inerenti l’accudomento, riempiendo spesso vuoti, appianando dissapori, compensando disequilibri. È stato un percorso lungo enon privo di difficoltà quello che ha fatto del rapporto fra donne e cibo ciò che oggi riconosciamo essere così importante.

Inizialmente, la donna è considerata solo dal punto di vista corporeo. Essa era un bell’involucro, un recipiente contenitivo che può suscitare appetiti e desiderio di piacere. D’altra parte, anche il cibo è uno dei molti piaceri della vita; una soddisfazione dalla quale per lungo tempo le donne rimangono escluse, restando relegate al ruolo di spettatrici, rispetto a quello degli uomini come commensali. Come ad indicare che solo il genere maschile può esprimere legittimmente i propri “appetiti”.
Nel Medioevo alla donna viene attribuita saggezza e capacità di autocontrollo qualora non esageri con il consumo di cibo, dando così al marito e al padre la garanzia di autocontrollo di fronto ai piaceri della vita. In questo periodo storico una condizione molto simile a quella che oggi definiamo anoressia nervosa prende la forma del digiuno ascetico, perseguito anche fino alla morte. Ne sono un esempio le vicende di sante come Santa Caterina da Siena (347-1480).
Anche l’arte di questa epoca storica si esprime in merito alla relazione fra cibo e donne: nella pittura che va dal Medioevo al ‘700 il nesso tra donna come nutrimento erotico e come nutrice è estremamente evidente. Attraverso l’arte figurativa, inoltre, ci giungono storie e curiosità legate ai libertini di quel tempo, come Don Giovanni e Casanova, con i quali il rapporto tra donna e cibo subisce ancora nuove trasformazioni, divenendo  trasgressione e seduzione: l’allontanamento della donna dai piacere della tavola infatti, in certi dipinti dell’epoca, si trasforma in una trasgressiva fonte di piacere.
Le pozioni magiche di streghe e guaritrici hanno avuto un posto di riguardo nella storia del rapporto fra le donne e il cibo. D’altra parte i pasti confezionati dalle monache di clausura testimoniano la volontà di comunicare con il mondo esterno; questo avviene attraverso la preparazione e l’offerta di cibo agli altri. Torna ancora il concetto di donna-nutrice, che ci conduce fino ai nostri giorni, in una società in cui il piacere del cibo da parte delle donne diventa espressione di eccesso e lusso. Basti vedere molti messaggi pubblicitari che raccontano di bagni nel latte o nella cioccolata e che ribadiscono ancora una volta la relazione fra gusto, corpo femminile e sensualità.
Nella civiltà dell’opulenza però tutti sono esposti all’offerta eccessiva di cibo e contemporaneamente alle immagini insistenti e penetranti di corpi perfetti. Quindi, accanto all’esaltazione della forma corporea e al benessere vi è l’aumento preoccupante dei disturbi alimentari che originano proprio da rappresentazioni eccessive e si diffondono tra le giovani donne occidentali (su dieci malati nove sono di sesso femminile). L’atto del mangiare, dunque, è strettamente annodato al problema dell’immagine fisica di sé. Anoressia, bulimia e tutti i disturbi e le dipendenze legate al cibo, colpiscono migliaia di adolescenti e rappresentano, soprattutto nel mondo femminile, gravissime patologie sempre più diffuse. Quasi sempre le pazienti hanno un’enorme difficoltà a riconoscere i propri bisogni e a farsi aiutare, sviluppando angosce e strategie di difesa, che si esplicitano nel rifiuto di tutto ciò che viene dagli altri e nell’abnorme controllo del proprio rapporto con il cibo.

Cibo e trasgressione, ma anche controllo sociale, emarginazione delle donne da un lato, e  strumento di comunicazione e presa di coscienza dall’altro.
Ancora una volta la complessità dell’universo femminile ci spinge a fare profonde riflessioni su come le relazioni possano, in certi contesti, trasformarsi in contraddizioni e su quanto queste ultime pesino in un complesso e articolato bilancio esistenziale.