È frustrante registrare dagli organi di informazione e dai comunicati del Ministero della Salute che i bambini Italiani sono i più “grassottelli” d’Europa. Soprattutto alla luce del fatto che l’Italia è la culla della dieta mediterranea, il Paese che vanta la migliore tradizione alimentare, la terra in cui si produce il migliore olio extra vergine d’oliva del mondo. I dati sono gravi e scoraggianti: più di 1.115.000 bambini in Italia sono in sovrappeso e obesi, l’11% dei bambini non fa colazione, il 28% la fa in maniera non adeguata, l’82% fa uno spuntino troppo abbondante a metà mattina e il 23% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura. E ancora, solo 1 bambino su 10 fa attività fisica in modo adeguato per la sua età (almeno 1 ora al giorno), 1 bambino su 4 guarda la televisione per 4 ore o più al giorno, 1 bambino su 2 ha la televisione in camera.
Alla luce di dati così negativi e preoccupanti è assolutamente necessario puntare sulla prevenzione. Ma qual è il momento per attuarla in modo adeguato ed efficace? Molti studi dimostrano il ruolo di “programming” che ha la nutrizione della madre in attesa nei confronti del metabolismo del feto. L’ipotesi più suggestiva e scientificamente supportata è quella dello studioso J.D.P. Barker, secondo la quale le alterazioni nella nutrizione e nell’equilibrio endocrino durante l’epoca fetale determinerebbero un adattamento dello sviluppo che modificherebbe in maniera permanente la struttura, la fisiologia e il metabolismo dell’individuo, predisponendolo ad alterazioni cardiovascolari, metaboliche ed endocrine in età adulta. Il processo attraverso cui uno stimolo o un danno verificatosi in periodi critici dello sviluppo determinerebbe effetti a lungo termine viene definito, appunto, programming.
Che dire poi del ruolo dell’alimentazione nei primissimi anni di vita? Tutti sappiamo quanto sia importante l’allattamento materno, sia in termini di prevenzione che di accrescimento. La letteratura scientifica ci supporta anche riguardo al significato e alle conseguenze dell’eccessivo consumo di proteine, assunte ad esempio con molti latti artificiali o durante uno svezzamento inadeguato e precoce, nei primi mesi di vita; inoltre, ricerche recenti dimostrano che l’eccessivo consumo proteico nei primi 24 mesi di vita è legato alla tendenza al sovrappeso corporeo nella seconda infanzia, nell’adolescenza e nell’età adulta. Le basi biologiche del fenomeno sono a tutt’oggi oggetto di studio, ma tutti gli studiosi sono d’accordo nell’affermare che una sana alimentazione in gravidanza e allattamento sia la chiave per attuare una primissima importante prevenzione nei confronti del sovrappeso infantile. Di fondamentale importanza, quindi, informare le madri in attesa e in allattamento su come alimentare se stesse e il loro piccoli, rendendole “consumatrici alimentari” consapevoli e guidandole lungo il difficile ma quanto mai straordinario percorso della maternità.
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