Pane e parole

Mangiare pesce in gravidanza rende il neonato più intelligente

Consumare pesce in gravidanza migliora lo sviluppo cognitivo dei bambini. La conferma arriva da uno studio del pubblicato sul Journal of Clinical Nutrition  coordinato dalla dottoressa Cristina Campoy Folgoso dell’Università di Granada nell’ambito del progetto europeo Nutrimenthe. Utilizzando campioni di sangue prelevati da oltre 2mila donne alla ventesima settimana di gestazione e dal cordone ombelicale dei feti, i ricercatori hanno analizzato le concentrazioni di acidi grassi della serie omega 3 e omega 6 – sostanze di cui è ricco il pesce – per cercare di capire come questo alimento possa mediare gli effetti e la variazione genetica sulle capacità mentali dei nascituri. Gli studiosi si sono concentrati in particolare sull’analisi del gruppo di geni coinvolti nella sintesi degli enzimi delta 5 e delta 6, indispensabili nel processo di formazione degli acidi omega 3 e omega 6. I risultati? I figli delle donne che in gravidanza avevano consumato più pesce hanno riportato migliori risultati nei test di intelligenza verbale, delle abilità motorie sottili e del comportamento pro-sociale.

“Che un adeguato apporto di grassi in gravidanza e nel neonato fosse fondamentale per il normale accrescimento della retina e delle membrane cerebrali del bambino è ormai cosa nota da tempo. Del resto, fu proprio il passaggio da un’alimentazione costituita esclusivamente da bacche e radici a quella arricchita di carne, ma soprattutto pesce, che costituì la chiave nutrizionale per l’evoluzione del “grande cervello” spiega Giusi D’Urso, biologa nutrizionista responsabile dello sportello MangioSano di BabyConsumers, che si occupa di aiutare ed informare le famiglie (soprattutto con bambini o donne in gravidanza) sui temi della corretta alimentazione.

“Lo studio in questione – prosegue D’Urso- pone l’accento sul legame esistente fra il consumo di alimenti ricchi di acidi grassi a lunga catena e le variazioni genetiche relative alle capacità mentali. Si tratta indubbiamente di uno studio importante, che però è necessario contestualizzare nel quotidiano. All’atto pratico, infatti,consumare pesce marino più di tre volte a settimana può esporre al rischio di ingerire un bel carico di mercurio. Senza considerare altri danni potenziali, legati alle zone di provenienza del pesce. È il caso del Giappone, nel cui mare sono stati riversati materiali tossici a seguito della recente catastrofe nucleare”.

Come comportarsi, allora? “Intanto – aggiunge Giusi D’Urso – farei appello alla nostra natura onnivora, che garantisce, con la varietà alimentare, l’introduzione di acidi grassi essenziali anche da altri cibi, come i semi oleosi, l’olio d’oliva, i legumi secchi, frutta a guscio e alcune erbe aromatiche. Consiglierei il consumo di pesce, meglio se azzurro, due-tre volte a settimana, scelto con attenzione, soprattutto relativamente all’origine, ma contestualmente, direi che è importante mantenere un’alimentazione varia e ricca di alimenti locali e stagionali”.  E conclude: “Oggi, l’integrazione degli omega 3, così come altre sostanze (vitamine, sali minerali ecc.) è molto consigliata e diffusa, sia in gravidanza che in allattamento. Sono dell’avviso che un’alimentazione varia, sana, ponderata e corretta possa fare a meno di integrazioni, a patto, però, che gli alimenti siano ricchi allo stato naturale dei nutrienti di cui la gestante ha bisogno. Per garantire questa naturale ricchezza è sufficiente scegliere prodotti freschi, che non hanno viaggiato a lungo, che sono stati trattati il meno possibile e che quindi sono stati prodotti rispettando gli avvicendamenti stagionali e i cicli vitali di piante e animali”.

Fonte: blog.panorama.it