Parlando di cibo industriale, sono due le cose su cui non possiamo avere dubbi: 1) lo scopo dell’industria alimentare è fare profitto; 2) l’infanzia è un target facilmente fidelizzabile. Le risorse spese in pubblicità dalle multinazionali sono enormi; è noto quanto e quale impegno ci sia dietro ogni musichetta, ogni slogan (che in una antica lingua nord-europea signica grido di guerra!). Sta a noi adulti mediare, filtrare o evitare i messaggi della pubblicità e, soprattutto, educare alle buone abitudini alimentari. Tutti noi vorremmo un mondo senza pericoli, senza inganni e senza condizionamenti; ma, ci piaccia o no, la realtà in cui i nostri figli stanno vivendo è questa. L’unica arma (unica, ma di certo efficace) che abbiamo per difenderci è la messa in atto di modelli corretti e coerenti. Pertanto…
Bambini, datemi retta! Le mucche non hanno gli occhiali e non sono di colore viola. Le galline non parlano con i mugnai, nemmeno con quelli affascinanti. Fatevene una ragione e chiedete ai vostri genitori e ai vostri insegnanti di portarvi in gita nelle fattorie. Scoprireste cose strabilianti: che non esiste l’albero del fruttolo, che i fattori sono stanchi a fine giornata perché si svegliano all’alba, che le mucche non possono essere vostre compagne di merenda al parco, sullo scivolo o sulla panchina, perché il loro posto è al pascolo o in una stalla. Fatevi portare qualche volta a far merenda in un’azienda e consumatela a contatto con la natura, anziché davanti alla tv. Chiedete di vedere cose vere. Solo così si diventa grandi.