Ovvero, l’influenza dell’epigenetica.
Se ne fa un gran parlare e a giusta ragione. Diversi pazienti mi hanno chiesto il suo significato e quale peso possa avere sulla vita e dei propri figli. Ebbene, proverò a fare una sintesi, prendendo in considerazione gli aspetti nutrizionali, sperando di essere di qualche aiuto. In fondo all’articolo, in ogni caso, troverete delle fonti su cui approfondire ulteriormente.
L’epigenetica è quella parte della biologia che studia la relazione fra l’ambiente e l’attivazione e l’espressione dei nostri geni. Quello che accade fra il concepimento e i primi ventiquattro mesi, cioè nei primi mille giorni di esistenza biologica dell’individuo, influenza e condiziona in una qualche misura tutta la sua vita. Fra tali influenze sono fondamentali quelle esercitate dallo stile di vita della madre in attesa e del bambino nei suoi primi due anni.
Molti studi dimostrano il ruolo di programmazione che l’alimentazione della madre ha nei confronti del metabolismo del feto. Secondo la fetal original hypotesis di Barker, di cui ho già parlato in un articolo precedente, le alterazioni nella nutrizione e nell’equilibrio endocrino in epoca fetale determinerebbero un adattamento dello sviluppo che modificherebbe in maniera permanente la struttura, la fisiologia e il metabolismo dell’individuo, predisponendolo a possibili alterazioni cardiovascolari, metaboliche ed endocrine in età adulta. Il processo attraverso cui uno stimolo o un danno, verificatosi in periodi critici dello sviluppo, determinerebbe effetti a lungo termine viene definito programming.
Lo stile di vita della donna riveste, dunque, particolare importanza quando aspetta un bambino. La futura madre dovrebbe avere cura di sé e della sua salute ancora prima di intraprendere il progetto della procreazione, in modo da affrontare l’attesa in buone condizioni e trasmettere al nascituro le buone pratiche che lo aiuteranno a crescere sano e felice.
La risposta all’iponutrizione materna è rappresentata da una serie di risposte quali riduzione del metabolismo e della crescita fetale, tendenza a “fabbricare” riserve di grasso. Tuttavia, anche l’ipernutrizione della gestante, oltre a sottoporre la donna a rischio di diabete gestazionale e ipertensione, espone il nascituro al rischio di sindrome metabolica e alcuni tumori in età adulta.
Si tratta, ovviamente, di rischi e non di certezze. Ma di certo è bene impegnarsi, in questa fase della vita, a fare del nostro meglio, senza avventurarci in diete drastiche e rigide o, al contrario, abbandonarci ad attacchi di fame e scelte alimentari poco sane.
L’influenza dell’alimentazione nei primissimi anni di vita è altrettanto importante: l’allattamento materno è insostituibile sia idal punto di vista nutrizionale che preventivo. In particolare, molti studi dimostrano che un eccessivo introito proteico nei primi due anni di vita del bambino è strettamente legato alla tendenza al sovrappeso e al rischio di patologie metaboliche. Nel bambino, un’anticipazione dell’adiposity rebound (raggiungimento del valore minimo di adiposità prima dell’aumento fisiologico, che mediamente si verifica tra i 5 e i 6 anni) è considerata un indicatore del rischio di obesità in adolescenza ed età adulta. Nonostante la letteratura sull’argomento sia cospicua e indichi uno strettissimo legame fra la durata dell’allattamento naturale e la variazione dell’Indice di Massa Corporea* del bambino durante la crescita, le basi biologiche del fenomeno non sono state a tutt’oggi del tutto comprese. È noto, però, che l’elevato contenuto proteico del latte artificiale, rispetto al materno, induce l’innalzamento di amminoacidi nel sangue e quindi un’importante produzione di insulina (ormone ad azione anabolica prodotto dal pancreas endocrino) e altri ormoni insulino-simili. A tal proposito ricordiamo che il latte umano contiene una quantità di proteine (0,9 g/dl) notevolmente inferiore a quella dei sostituti industriali (circa 1,9 g/dl) e al latte vaccino (3,2 g/dl).
La conclusione alla quale conduce la letteratura scientifica è che bisogna porre attenzione al consumo di pasti eccessivamente proteici sin dalla primissima infanzia e che il divezzamento deve fare i conti con ll’introduzione quantitativamente e qualitativamente corretta dei vari principi alimentari.
Gli studi sull’epigenetica dimostrano quanto sia fondamentale, dunque, l’alimentazione sana in età pre- e peri-natale per garantire, per quanto possibile, i presupposti di salute in età adulta.
*Indice di Massa Corporeo (IMC): Peso in kg diviso altezza in metri elevata al quadrato
- Barker JDP Mothers, babies and health in later life Edimburg: Harcourt Brace & Co. Ldt 1998
- Cachera R. et al. Adiposity rebound in children: a simple indicator for predicting obesity. Am J Nutr 1984; 39: 129-35
- Ozanne S. et al. Fetal growth and adult diseases. Sem in Perinat., 2004; 28: (1): 81-7.
- S.M. Jensen. Infant BMI peak, breastfeeding, and body composition at age 3 y. Am J Clin Nutr. 2015 Feb;101(2):319-25.
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Immagine e testo di Giusi D’Urso.