Il buon cibo racconta

Qualche giorno fa, camminando per la campagna, lungo orti profumati e pieni di colori, riflettevo sul buon cibo e su quanto dica, arrivando nel nostro piatto, sulla terra e il lavoro dell’uomo che lo hanno prodotto. Mi è tornato in mente un ricordo lontano: una mattina in cui, poco prima dell’alba, mio padre mi portò a visitare un pastore proprio nel momento in cui veniva cagliato il formaggio. Il pastore mi illustrò i passaggi di quela procedura tanto antica e preziosa e alla fine mi dette da bere una grande tazza di siero e ricotta caldissimi. Sua moglie mi raggiunse per darmi una fetta di pane appena sfornato e così feci una colazione davvero insolita per una ragazzina dei primi anni ’80. Un’esperienza che non avrei raccontato ai miei compagni di scuola per paura di essere presa in giro e che oggi invece non manco di raccontare a tutti i bambini a cui faccio educazione alimentare. Cosa fu quell’esperienza? Un dialogo. Un racconto. Una lezione. Quella colazione che allora mi parve così strana, seppure gustosissima, mi raccontò di quel monte, di quelle pecore e di quei pastori, degli odori di quei pascoli, delle sfumature di quei colori. E mi insegnò che insieme al cibo mangiamo anche la terra e il lavoro da cui proviene e lo percepiamo con ognuno dei nostri sensi. Le percezioni sensoriali sono alla base dell’accettazione di un cibo e della capacità di conoscerlo e gustarlo nella sua interezza, fatta di mille sfumature e mille dettagli. Ecco perché è così importante offrire ai nostri figli solo cibo di qualità, portarli nelle fattorie, raccontare loro la filiera: impareranno ad ascoltare le sensazioni che i loro sensi restituiscono e la storia, antica e preziosa, che da un dato territorio è arrivata fino a loro piatto.

Scritto per Dimensione Agricoltura (immagine tratta dal sito della rivista)