Archivio dell'autore: Giusi D'Urso

Informazioni su Giusi D'Urso

Giusi D’Urso è nata nel marzo del 1967 a Messina e fino all’età di diciassette anni ha vissuto in un piccolo paese della provincia siciliana. Nel 1984 si è trasferita a Pisa, dove ha terminato il liceo e si è laureata in scienze biologiche. Nonostante gli studi scientifici, ha sempre coltivato la passione per la scrittura e la lettura. Oggi infatti, oltre a lavorare come biologa alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo pisano e privatamente come Nutrizionsista, collabora con un settimanale locale e cura diversi blog di narrativa e poesia. “Il bene tolto” edito da Edizioni Progetto Cultura 2003 (Roma) è il suo romanzo d'esordio. Ha pubblicato inoltre Mangiando in allegria (Felici Editore, 2008), insieme a Paola Iacopetti e Spunti di nutrizione ed altro, (Manidistrega Editrice, 2009).

Corso professionalizzante per professioni sanitarie

Il corso fornisce conoscenze e strumenti significativi per la valutazione e il trattamento della fase che, dalla suzione, conduce il bambino a una alimentazione autonoma, con specifica attenzione alle abilità e alle competenze alimentari. Il corso si pone l’obiettivo di affrontare le tappe fisiologiche di sviluppo delle funzioni orali nel bambino, ma anche le patologie e le situazioni transitorie, fornendo alle professioni sanitarie coinvolte nella valutazione e nel trattamento (psicologo, NPI, logopedista, pediatri, dietisti e biologi nutrizionisti) gli strumenti necessari per lavorare in questo ambito così importante e delicato.
Il corso avrà un taglio teorico-pratico, con la presentazione di casi specifici al fine di consentire ai partecipanti un’esperienza di intervisione e confronto, utile all’interno della loro pratica clinica.

Troverete tutte le informazioni sul sito del Centro il Colibrì

Video-riflessione: Il cibo comunica cose!

Il cibo comunica cose e lo fa attraverso la nostra interfaccia sensoriale. Ci avevate mai pensato? Nel mio breve video  ,che fa parte del progetto L’unione fa la forza cultura, si parla di questo e del romanzo La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl.

 

Nutrizione e lettura (Pane e parole)!

C’è un bel progetto, nato dalle idee e dalle competenze giornalistiche di Valeria Cudini, che unisce cultura, fantasia e voglia di confrontarsi per offrire a chi vorrà seguirlo consigli di lettura e non solo. IL proegtto si chiama L’Unione fa la forza cultura. Quando mi ha invitato a partecipare, il mio amore per la mia professione e per la lettura ha risposto prima di me. Per visualizzare il canale youtube a cui potete iscrivervi per seguire il progetto cliccate qui.

Il mio primo intervento riguarda la video-riflessione di un libro che ho letto qualche mese fa, La vegetariana di Han Kang, che narra la storia di una donna affetta da un gravissimo disturbo alimentare. Potete vederlo cliccando qui.
Buona visione ed eventualmente buona lettura!

La selettività alimentare nell’infanzia – Video

La selettività alimentare nel bambino è un fenomeno molto frequente che si manifesta in genere sin dall’età del divezzamento per risolversi spontaneamente nei primi anni di vita. A volte, però, l’atteggiamento selettivo si protrae più a lungo e assume caratteristiche più pervasive, influenzando negativamente la crescita e le relazioni.
Questo incontro virtuale ha l’obiettivo di fornire strumenti per comprendere le origini e le dinamiche della selettività alimentare, in tutte le sue espressioni e sfumature, e aiutare gli adulti ad affrontarla e gestirla nel modo migliore possibile.

A questo link troverete il video del seminario organizzato dal Centro Il Colibrì.

Cibo e salute ai tempi del Covid-19

La permanenza forzata a casa ci porta inevitabilmente ad affrontare il problema del ricorso eccessivo al cibo. Quali sono le strategie per poterlo affrontare con equilibrio e autocontrollo? Innanzitutto è fondamentale saziarsi ai pasti principali. La sazietà dipende da molti fattori: oltre che dal contenuto calorico del pasto, anche dalle percezioni sensoriali e dalla masticazione. Non distraiamoci, quindi, dalla gratificazione che sapori, odori, colori e consistenze possono darci. È un tipo di consapevolezza cui non siamo più abituati ma che ci aiuta a raggiungere prima la sensazione di piacere e di pienezza. La masticazione inoltre è davvero fondamentale, non solo per un più rapido raggiungimento della sazietà, ma anche per una migliore digestione.

Fondamentali sono anche gli spuntini fra i pasti principali: uno a metà mattinata e uno a metà pomeriggio. Essi hanno la funzione di spezzare il lungo digiuno e permetterci di non avere cali di energia e attenzione, oltre che di arrivare ai pasti principali con un appetito più gestibile. È consigliabile farli con frutta fresca di stagione, verdura cruda e croccante, frutta a guscio e semi oleosi. Ricordiamoci sempre che restando a casa il nostro dispendio energetico quotidiano si riduce e che quindi è bene ridurre contestualmente anche l’introito calorico.

Importante anche la funzionalità intestinale a cui sono legate le nostre risposte immunitarie. Ancora una volta sono gli alimenti vegetali a venirci in aiuto: frutta, verdura, cereali integrali e legumi con il loro contenuto in nutrienti, fibra e nutraceutici nutrono, curano e supportano i microrganismi che popolano l’ambiente intestinale, assicurandoci corretti assorbimenti, regolare funzionalità e soprattutto sollecita risposta immunitaria.

Su Dimensione Agricoltura di aprile 2020

Educazione alimentare e distretti rurali – il mio contributo

Educazione Alimentare e Distretto Rurale Val di Cecina

In un’epoca come la nostra, in cui è necessario e urgente fare i conti con il consumo di risorse limitate, l’idea di diffondere le buone pratiche alimentari è alla base di un percorso formativo più ampio e complesso che ponga l’attenzione sulla convivenza civile, la valorizzazione e il rispetto delle risorse ambientali e l’educazione agli stili di vita sani. I tre concetti (convivenza civile, rispetto ambientale e salute) non sono distanti tra loro, ma, al contrario, fanno parte di una stessa, ineludibile, urgente responsabilità cui tutti noi siamo chiamati: la sostenibilità. Pertanto, se con-vivere significa vivere insieme ad altri esseri viventi e “vivere in modo sano” significa rispettare i propri ritmi, il proprio corpo e i propri bisogni primari, il concetto di “sostenibilità” si incastona perfettamente fra i primi due, segnando, in modo inequivocabile, il passo del nostro tempo.

Nel contesto del Distretto Rurale della Val di Cecina, a fronte del suo innegabile valore di messa a sistema di valori, risorse e competenze, l’Educazione Alimentare assume un ruolo fondamentale, come prezioso strumento preventivo – individuale e di comunità – e ambientale. A condizione, però, che essa sia rigorosamente esperienziale, cioè che apporti all’esperienza del cittadino nuovi strumenti e nuove competenze da inserire in dinamiche circolari virtuose, cioè con ricadute positive su tutto il territorio. Il cibo, del resto, è l’importante luogo simbolico che perdura per tutta la vita e in cui convergono oltre che vissuti, esperienze ed emozioni anche la rappresentazione della terra da cui proviene, della storia che l’ha connotata, delle pratiche agricole che la rappresentano e la caratterizzano.

Cosa si intende per Educazione Alimentare Esperienziale?

L’esperienza alimentare di ognuno di noi passa attraverso la sensorialità e conduce alla conoscenza. Mangiamo volentieri cibi che conosciamo, di cui abbiamo sperimentato l’odore, il colore e la forma, la consistenza e la struttura. Di cui sappiamo la storia, l’utilizzo in cucina, l’effetto sul nostro corpo. Siamo più diffidenti, invece, nei confronti di ciò che non abbiamo mai sperimentato. È noto da tempo che l’esposizione a una grande varietà di sapori, colori e forme e il racconto (storico e scientifico) di ciò che li ha prodotti rappresenta la strada maestra  per promuovere nell’individuo una maggiore varietà alimentare e, in definitiva, un’alimentazione più sana e più vicina ai suoi bisogni organici. In questo contesto si fa strada un’altra considerazione importante: se da una parte l’esperienza sensoriale alimentare può migliorare il rapporto degli individui con il cibo, dall’altra emerge in modo sempre più convincente l’utilità di un percorso di ri-costruzione del legame fra chi produce e chi acquista gli alimenti. L’agricoltura è, per definizione, “locale” e rappresenta storicamente l’ambito in cui gruppi di persone diventano comunità. Una comunità in cui colture e allevamenti comuni a un territorio si tramandano per consuetudine familiare o comunitaria, si caratterizzano per il passaggio da una generazione all’altra. Proprio da questa consegna nasce la parola “tradizione” (da tradere: trans – dare). I prodotti di questa agricoltura legata ai territori, caratterizzati da biodiversità e varietà, da un nome, una storia di relazioni, equilibri e caratteristiche noti e condivisi nel contesto locale, rappresentano eredità e patrimonio collettivo per le comunità che ne preservano la memoria e ne tramandano la preparazione.

In questa prospettiva, l’Educazione Alimentare rappresenta un efficace collante fra le varie attività del Distretto Rurale Val di Cecina e il motore propulsore di una nuova coscienza individuale e collettiva.

Articolo pubblicato su Dimensione Agricoltura di marzo 2020

 

 

#iomiadatto

#Iomiadatto un nuovo canale You tube che nasce con questa idea: persone vicine ad altre persone perché la vicinanza è un concetto che va oltre il solo aspetto fisico.

In questa situazione ci siamo tutti, e tutti quanti detestiamo il sentirci in gabbia ma possiamo comunicare: molti professionisti si sono uniti in questo luogo virtuale per offrire consigli, indicazioni e tecniche per trascorrere al meglio il tempo che passiamo a casa.

Iscriviti qui

Il pasto della discordia

Da diversi anni mi occupo di ristorazione scolastica, cioè strutturo piani alimentari, detti inadeguatamente menù, per le varie fasce d’età scolare. Si tratta di piani settimanali di cinque giorni che prevedono la composizione equilibrata e variata del pranzo, a volte anche degli spuntini, con una rotazione su quattro settimane per due stagioni, quella primaverile – estiva e quella autunnale-invernale. È un lavoro complesso che richiede competenze e concentrazione, ma soprattutto tanta pazienza. Oltre allo studio di grammature, calorie e copertura dei fabbisogni, chi si occupa di ristorazione scolastica deve fare i conti con alcuni fattori il cui effetto spesso rallenta le procedure e mette a dura prova il professionista. Se da un lato, infatti, c’è l’attenzione alla qualità delle materie prime, alla copertura dei fabbisogni, all’effetto salutare e preventivo del pasto, dall’altro non si può prescindere dal “gradimento” da parte dei piccoli utenti. Accade molto spesso che un piano fatto a regola d’arte, seguendo pedissequamente le linee guida ministeriali e regionali, con la dovuta attenzione all’impatto sulla glicemia, ai prodotti di filiera corta e al biologico non risulti in linea con il gusto dei bambini. Negli anni ho registrato un peggioramento di questo fenomeno e frequenti richieste di modificare il piano originariamente approvato dalla ASL per andare incontro alle richieste delle famiglie legittimamente preoccupate del digiuno, più o meno totale, dei loro bambini.
Mi sono chiesta spesso quale sia la strada maestra per risolvere il problema e ogni volta ho concluso che non ne può esistere una sola. Ma siccome per risolvere una questione da qualche parte bisogna pur cominciare, se dipendesse da me, comincerei da un canale diretto con le famiglie per valutare le problematiche che frustrano il buon esito di un pasto fuori casa. Partirei dal chiarire la natura dell’inciampo che spesso risiede nell’omologazione dei gusti e nelle cattive abitudini quotidiane dettate dalla fretta e dalla mancanza di consapevolezza. Partirei dalla lista della spesa e dalla ristrutturazione di piccole regole senza le quali adattarsi al pasto a scuola diventa difficile; dall’informazione e dalla pianificazione dei pasti in famiglia, dalla ri-valorizzazione di certe buone pratiche che un tempo erano assodate e che oggi facciamo molta fatica a seguire; dalla necessità di adattare la vita odierna, più veloce e frenetica di prima, a nuove strategie che consentano di mangiare con gusto, ma in modo sano. Per un’operazione del genere è necessario poter fare affidamento su professionalità adeguate che unite in rete garantiscano un lavoro capillare ed efficace sul territorio.
È in atto da poco un’interessante sperimentazione in Val di Cecina, dove l’educazione alimentare è stata posta al centro dei progetti del Distretto Rurale, riconosciuto come Distretto del Cibo dal Ministero dell’Agricoltura. Una realtà di questo tipo ha tutte le carte in regola per guidare il processo di miglioramento della ristorazione scolastica.

 

 

Per Dimensione Agricoltura di marzo 2020