Durante l’anno scolastico 2011/12, ho avuto il piacere di occuparmi di un progetto, rivolto ai bambini della scuola primaria, dal titolo “Alla Corte di Re Latte”. Vorrei, in questo articolo, raccontare questa mia esperienza, le impressioni e le sensazioni che mi ha lasciato.
Il progetto, realizzato grazie alla preziosa collaborazione di Giusi D’Urso, biologa nutrizionista, si è inserito nell’ambito di un più ampio progetto didattico, promosso dal Progetto Didattico della Provincia di Pisa. Hanno partecipato 17 classi di scuole primarie di Pisa e provincia.
Il filo conduttore del progetto è stato la prima colazione, con la finalità di far comprendere ai bambini l’importanza di questo pasto e stimolarli a fare scelte adeguate.
Con ogni classe abbiamo svolto due incontri: uno a scuola, l’altro presso un’azienda agricola che produce latte.
Una delle caratteristiche del progetto è stato l’aver dato un taglio completamente esperienziale al lavoro, per cui non ci sono state lezioni teoriche né lunghe spiegazioni; noi operatrici abbiamo fornito degli spunti ma i veri protagonisti sono stati i bambini. Durante l’incontro in aula, hanno potuto portare la loro esperienza personale, parlare delle loro preferenze, delle abitudini delle loro famiglie in relazione al cibo e alla prima colazione in particolare. Oltre a questo, abbiamo realizzato con loro un laboratorio che li ha portati a riflettere sugli alimenti davvero importanti per la prima colazione, in un modo per loro divertente e piacevole.
All’azienda agricola, i bambini hanno poi fatto esperienza del processo di produzione del latte, ma non solo, perché hanno anche osservato ed accarezzato le mucche e i vitellini, dato loro da mangiare e conosciuto il toro, che destava in tutti loro particolare curiosità.
Credo che questo aver fornito loro delle esperienze attive e concrete sia stato davvero importante per i bambini che hanno partecipato: oggi mancano le occasioni per fare queste esperienze. Mancano perché troppo spesso la domenica siamo attirati dai centri commerciali o dai Parchi giochi dove i bambini utilizzano passivamente dei giochi preconfezionati per loro, giochi nei quali, spesso, non devono utilizzare altro se non un gettone per accedervi. Purtroppo oggi esistono bambini che non hanno mai visto una gallina o una mucca, magari sono stati al Circo ed hanno visto leoni ed elefanti, anche in quel caso in un’atmosfera artefatta, ma i nostri animali, quelli che vivono a poca distanza dalle nostre case, no, quelli non li conoscono.
Non pensiamo che esperienze come quella realizzata nell’ambito del nostro progetto si possano fare solo a scuola, è possibile anche viverle in famiglia, scegliendo, per qualche domenica all’anno, di rinunciare allo shopping o al gioco pre-organizzato e di andare tutti insieme a visitare un’azienda agricola, un parco naturale o anche, semplicemente, a fare una passeggiata in campagna. Saranno moltissime le cose che i nostri figli potranno imparare e condividere con tutta la famiglia. Si potranno incontrare specie animali che non si conoscono, annusare gli odori della campagna, imparare il nome di qualche pianta e magari anche il suo utilizzo. E poi si potrà far gustare il piacere di star bene con poco, la semplicità… semplicità, parola che i nostri bambini conoscono poco, abituati come sono a divertirsi con un gioco ogni volta diverso, a correre da un impegno all’altro, a cercare sempre qualcosa di più per non sentirsi annoiati.
L’esperienza di questo progetto per me è stata importante perché mi ha dimostrato, una volta in più, che non è vero che i bambini hanno bisogno di grandi cose per divertirsi o che si annoiano subito, non è vero che rifiutano a priori alimenti non industriali, né che non sanno godere delle cose semplici. Forse siamo noi adulti a crederlo e a precludere loro delle opportunità preziose. I bambini che hanno partecipato a questo laboratorio me ne hanno dato una nuova conferma: coi loro sorrisi, con la loro emozione mentre accarezzavano il muso delle mucche, con la vitalità con la quale sono saliti sul loro scuolabus a fine visita per tornare nelle loro scuole, portando con sé una nuova esperienza che, sono certa, difficilmente dimenticheranno.
Cristina Cherchi, pedagogista clinica