Un video relativo a una bella collaborazione con Ecoland, sulla coltivazione e l’uso in cucina delle erbe aromatiche.
Primavera 2011
È più dannoso per l’ambiente usare un bicchiere di carta o uno di plastica? Stappare una bottiglia di vino arrivata dalla Francia via terra o dalla Spegna via mare? La risposta non è mai ovvia, e spesso l’acquisto “verde” è un miraggio: i pomodori “prodotti localmente” a Montreal, in Canada, vengono selezionati in Francia, crescono in Cina e germogliano in Ontario prima di arrivare nelle serre del Quebec. Su ogni oggetto che compriamo è nascosto un “cartellino del prezzo” aggiuntivo: sono i costi che paga il pianeta, e quindi la nostra salute. Ma ci è impossibile valutarli correttamente, perché non ce ne accorgiamo: il nostro cervello non è attrezzato per farlo. Non basta quindi un’informazione trasparente per diventare i consumatori consapevoli di un mercato ecosostenibile. Occorre un radicale cambiamento cognitivo, che ci permetta di reagire a una vernice al piombo con la stessa istintiva percezione di pericolo che da millenni proviamo alla vista di un predatore. Daniel Goleman introduce con questo libro un concetto rivoluzionario: la cura per l’ambiente non è un movimento o un’ideologia, è il nostro prossimo gradino evolutivo. È l’intelligenza ecologica, da sviluppare come specie, non come individui, indispensabile per affrontare sfide troppo complesse per vincerle da soli. Perché l’uomo è un animale con una nicchia ecologica particolare da salvaguardare. L’intero pianeta Terra.
Fonte: Ibs.it
Organizzata da Confederazione Italiana Agricoltori di Pisa.
Intervengono
Andrea Segrè, autore del libro e preside della Facoltà di Agraria dell’università di Bologna
Giusi D’Urso, biologa nutrizionista ed educatrice alimentare.
Modera Giacomo Caramelli, intrattenitore.
Fonte : www.andreasegre.it
La parola “amore”, usata non molto tempo fa per definire addirittura un partito politico (il partito dell’amore!), campeggia oggi su tutte le home di siti aziendali che hanno a che fare con l’alimentazione, ci avete fatto caso? Sì, perchè l’amore è una cosa che interessa tutti, colpisce, ferisce, gratifica, emoziona, commuove; insomma, proprio come il cibo, accomuna e arricchisce di sentimenti e suggestioni. Questo non sfugge a chi si occupa di marketing e chi fa del cibo il proprio strumento di guadagno. L’industria alimentare, quella farmaceutica e le aziende che producono integratori e pasti sostitutivi lo hanno capito molto tempo fa ed hanno affilato le loro armi, fatte di spot, slogan, e presenze illustri che prestano la loro scienza patinata da salotto a questo succulento mercato. Evidentemente, penso, la fetta di torta è davvero grande e conveniente… forse si tratta di una torta intera, con tanto di farcitura!!!
La parola “amore”, dunque, affiancata alle figure di professori illustri e da immagini scelte con sapienza, fanno di certe discutibili pratiche dietetiche (Tisanoreica, Naturhouse, Ducan, ecc.) tendenze trainanti e convincenti, fregandosene altamente della letteratura scientifica seria e accreditata, della biochimica e della fisiologia.
Ebbene, vorrei, come al solito, lanciare una provocazione. Le varie house che con “amore” si prendono cura del nostro corpo e della nostra mente, proponendoci improbabili prodotti e percorsi dietetici, basati più sulle leggi di mercato che sulle conoscenze scientifiche, non aprirebbero le loro saracinesche ogni mattina se non ci fosse il cliente pronto a lasciarsi abbindolare dalla pozione magica di turno. Così come sugli scaffali del supermercato non vedremmo fruttoli, saccocci e pangocciole vari, se le famiglie consumassero latte, yogurt, carne e pane di buona qualità. Allora, questo tanto sbandierato “amore” vogliamo, una volta per tutte, decidere a chi rivolgerlo? A noi stessi, alla nostra famiglia, alla nostra Terra o alle aziende che speculano e giocano sulle nostre corde emotive?
Commento ispirato dalla lettura di questa pagina web
“Baby food” è il termine, a mio avviso terribile, con cui certi pediatri, oggi, definiscono gli alimenti industriali destinati all’alimentazione infantile. Non c’è da stupirsi, penserete, siamo nell’epoca in cui tutto viene etichettato, definito, distinto in categorie: junk food, diet industry, etc etc.
Ebbene, mettendo da parte la perplessità relativa a certi modi discutibili di fare informazione e comunicazione di massa, cerchiamo di capire cosa si sta muovendo sotto certe dinamiche relative, appunto, all’alimentazione infantile (e non).
E’ trascorso pochissimo tempo dalla vergognosa guerra Plasmon- Barilla e l’altrettanto vergognosa campagna pubblicitaria promossa dalla FISM (Federazione Italiana Medici Pediatri) a vantaggio dei cibi industriali destinati all’infanzia. Le reazioni dei consumatori e le tante associazioni che li rappresentano , come ricorderete, sono state molte e decise.
Ma i paladini del Baby food sono determinati, pare, a portare avanti la loro battaglia, basata sul dato (supportato da quali ricerche scientifiche?) che il cibo industriale per bambini sia non solo più buono e sano, ma anche più sicuro di quello naturale. Vale a dire che un passato di verdure fatto in casa, secondo questo modo di pensare, nutre meno e fornisce minori garanzie di sicurezza rispetto a quello chiuso in barattolino che compriamo al supermercato.
Leggo su un articolo apparso in questi giorni su un seguitissimo blog: “Anche Giuseppe Mele, presidente FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) ha ribadito l’importanza già menzionata dall’On. Martini di istituire una Scuola di nutrizione per i pediatri innanzitutto per una promozione all’allattamento materno con un passaggio, dopo i primi sei mesi, ai “baby food” che rispondano a delle leggi ben precise. ” C’è di che preoccuparsi se si pensa che, a proposito di leggi, proprio nel nostro Parlamento, il 15 febbraio scorso, l’ormai famosa dieta tisanoreica è stata “promossa” a dieta elettiva per combattere l’epidemia di obesità in corso nel nostro Paese.
Leggo anche che la procura di Torino indaga su 106 casi di pubertà precoce registrati all’ospedale Regina Margherita. Il pm Raffaele Guariniello ha aperto, difatti, un fascicolo con l’ipotesi di reato di lesioni colpose, al momento contro ignoti, per vederci chiaro sulla diffusa pubertà precoce fra le bambine.
Fra le mie letture sul tema c’è anche un bel lavoro pubblicato nel 2011 dal team pisano del Centro Endocrinologia Pediatrica, Dipartimento di Medicina Procreazione e Età Evolutiva dell’Università di Pisa, relativo alla presenza di una pericolosa tossina fungina dei suoi derivati metabolici nei latti artificiali per neonati e lattanti.
Voglio citare, perchè non si metta nel dimenticatoio, anche la recente campagna contro il prof. Franco Berrino (direttore del Dipartimento di Medicina preventiva dell’Istituto dei Tumori), cui è stata affidata la gestione della ristorazione scolastica di Milano nell’ultimo anno scolastico. Berrino, per chi non lo sapesse, ha abolito bevande zuccherate e insaccati dai menu scolastici, ridotto drasticamente il consumo di carni a favore dei legumi e della verdura di stagione, indicando la dieta mediterranea “vera” quale stile alimentare elettivo per prevenire numerose malattie cardio-vascolari, tumorali e degenerative.
Mi chiedo, a questo punto, cosa possa provare una mamma di fronte a letture di questo tipo e quale possa essere la sua frustrazione di fronte alla scelta più adeguata per il proprio bambino. L’argomento “alimentazione infantile” è ansiogeno di per sé per ogni genitore e credo, francamente, che almeno gli esperti dovrebbero evitare di creare confusione sui termini, sulle definizioni, sulla comunicazione di certi messaggi. Penso che ogni genitore abbia il sacrosanto diritto di informarsi e poi scegliere, a patto che l’informazione sia corretta, chiara e trasparente. E su questo trovo che ci sia ancora moltissima strada da fare.
Che non amo il cibo industriale è cosa nota, così come che non credo nella perfetta buona fede di chi lo promuove a spada tratta. Credo fermamente, invece, nella consapevolezza e nel concetto che ogni scelta debba essere sensata e motivata, non esclusivamente basata sui dettami di una categoria, tanto meno della pubblicità.
Teniamo a mente, quando dobbiamo scegliere, che ormai da tempo il cibo è una “merce” e che quindi ha un mercato. Dove c’è un mercato, si sa, i mercanti fanno il loro mestiere!
L’adolescenza, si sa, è un periodo di stravolgimenti fisici e psichici cui i nostri figli vanno incontro, che genera non poche conseguenze pratiche, arrabbiature comprese! Oltre alle richieste di uscire da soli, restare ore al telefono con non si sa bene chi e avere quei jeans tanto sciatti quanto costosi, arriva, soprattutto per le ragazze, l’immancabile momento di insoddisfazione per il proprio corpo. Ecco che, improvvisamente, da un giorno all’altro, ci si sente dire “mamma, voglio fare la dieta!”. Guardiamo nostra figlia, che ci sembra perfetta, e le chiediamo il perché. La risposta, immancabilmente, ci disorienta: “Sono grassa!”.
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Non sono certa che i reality sull’obesità dei bambini siano una buona idea. Anzi, a dire il vero, li trovo deprimenti e controproducenti. Ho visto solo qualche breve stralcio e mi sono chiesta subito se e quanto valga la pena “mortificare” un bambino (e la sua famiglia) di fronte a una telecamera per fare quella che vorrebbero sembrasse educazione alimentare, ma che ha tutta, e solo, l’aria dello show! Non sono convinta che sia di qualche utilità, soprattutto per il fatto che ogni scena che di questi programmi entri nelle famiglie uscendo dal monitor altro non è che l’ennesimo spettacolino davanti al quale imbambolarsi, pressoché privi di opinioni e senso critico.
Penso, inoltre, a come debba sentirsi un bambino inquadrato mentre fa i capricci davanti a una pietanza non gradita o un genitore, “giudicato”, per definizione, riguardo alle proprie modalità di accudimento!
L’educazione alimentare è altro. Parte dalle esperienze-scoperte dei bambini e arriva alla consapevolezza. Fornisce nuove certezze ai genitori senza mortificare nessuno e, soprattutto, non è spettacolo, ma un lavoro rigoroso e ogni volta nuovo e vario. Vivere nell’epoca della comunicazione e dell’immagine non giustifica la tendenza a fare di tutto un reality. Il corpo e la salute dei bambini, attenzione, non possono diventare oggetto di “intrattenimento e godimento mediatico”!
Commento nato dalla lettura di http://www.ilfattoalimentare.it/programmi-televisivi-ragazzi-obesi-bocciati.html