Foodinsider, che ringrazio, mi ha chiesto di parlare di neofobia e selettività alimentare: cosa sono, da dove originano, come si manifestano, quando diventano preoccupanti.
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Foodinsider, che ringrazio, mi ha chiesto di parlare di neofobia e selettività alimentare: cosa sono, da dove originano, come si manifestano, quando diventano preoccupanti.
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L’esperienza del trattamento nutrizionale dei bambini obesi o in sovrappeso è davvero molto interessante e, nonostante i numerosi anni di professione, continua a offrirmi nuovi spunti di approfondimento e riflessione. Accade, seguendo questi bambini, che la pratica del nutrizionista debba orientarsi verso tutti i componenti della famiglia, poiché il sovrappeso di un individuo non è, e non può essere, un problema esclusivamente individuale se egli fa parte di un piccola comunità integrata e dinamica come la famiglia. Esso, probabilmente, oltre che di una componente genetica, rappresenta il risultato complessivo di una serie di pratiche poco adeguate che hanno coinvolto e coinvolgono ancora l’intero sistema famiglia. Parlo di abitudini quotidiane inadeguate e della conseguente destrutturazione dello schema alimentare, dalle pratiche di divezzamento a quelle di accudimento a tavola in generale, dalla lista della spesa alle consuetudini in cucina.
Questo è il motivo per cui nel trattamento nutrizionale di un bambino obeso è compreso un lavoro imprescindibile con gli altri componenti della famiglia, oltre a figure che possiamo definire collaterali: fratelli, sorelle, genitori, nonni, baby sitter e altri soggetti che si occupano dell’accudimento del bambino in questione. Nel caso in cui il bambino faccia un’attività fisica oltre a quella scolastica (sarebbe auspicabile!), anche l’istruttore o l’allenatore dovrebbero essere coinvolti prima possibile e invitati a collaborare al percorso di riabilitazione nutrizionale e motivazionale, teso a raggiungere il peso adeguato del bambino attraverso l’acquisizione di strumenti di autoregolazione delle proprie emozioni, una maggiore autonomia nelle scelte alimentari, l’educazione agli assaggi e alle varie esperienze sensoriali che ne conseguono.
Poiché gli adulti che hanno un maggiore impatto sui comportamenti alimentari del bambino sono in genere i genitori, come indica chiaramente gran parte della letteratura scientifica disponibile, è con loro che spesso organizzo incontri e seminari, intercalati agli appuntamenti con il bambino. Quindi, in definitiva, il percorso di riabilitazione nutrizionale di un bambino obeso si basa su almeno due tipi di intervento (esperienziale e ludico col bambino, discorsivo e di approfondimento con i genitori) tesi a fornire strumenti accessibili e concreti atti all’acquisizione di buona pratiche alimentari. Nei casi in cui la componente psico-emotiva, che fisiologicamente gioca di per sé un ruolo importantissimo nella gestione del comportamento alimentare, fosse così complessa e presente da rendere il percorso nutrizionale più difficoltoso del previsto, la collaborazione con altre figure professionali (psicoterapeuta, pedagogista clinico, neuropsichiatra infantile) può aiutare a sciogliere nodi e dilemmi emersi in itinere e rendere più fluido ed efficace il lavoro del nutrizionista.
Il grafico 1 mostra l’andamento dell’Indice di Massa Corporea di un bambino di 9 anni, arrivato alla mia attenzione nel mese di maggio 2016 con un valore di IMC al di sopra del 95° centile e tuttora in trattamento (mantenimento). I cinque incontri, in cui il piccolo ha seguito il percorso di riabilitazione nutrizionale, è stato pesato e misurato, si sono intercalati a incontri (in questo caso più numerosi, ovvero otto) con i genitori, soprattutto con la mamma, essendo lei ad occuparsi maggiormente dell’approvvigionamento alimentare e della preparazione dei pasti. Durante queste occasioni sono stati affrontati argomenti quali la scelta dei cibi a minore impatto sulla glicemia, l’importanza del movimento all’aperto, la gestione e il contenimento delle compulsioni relative al cibo, il linguaggio più adeguato da adottare in presenza del bambino e la condivisione di momenti conviviali particolari, come le feste di compleanno e altre ricorrenze. Con il piccolo, invece, ogni volta è stata aggiornata la tabella degli assaggi e delle scelte, in base alle nuove esperienze suggerite; è stato affrontato in modo ludico un argomento relativo alla scelta alimentare, attraverso storie, fumetti e disegni; sono stati messi in atto giochi volti ad aumentare la percezione dell’appetito e della sazietà. Il grafico 2 è relativo al IMC di un adolescente di 15 anni che seguo da marzo 2017.
In questo caso, gli strumenti forniti al ragazzo sono stati soprattutto di autogestione nei momenti conviviali coi pari, di consapevolezza delle scelte alimentari quotidiane in autonomia, di rieducazione del gusto, che tipicamente a questa età risulta omologato e poco disponibile ad assaporare cibi semplici e non industriali.
L’aderenza al percorso è molto legata alla motivazione che innanzitutto i genitori e di conseguenza il bambino mostrano sin dall’inizio. Ma i risultati, soprattutto se arrivano già dai primi incontri, sono sicuramente un ottimo incentivo, insieme all’atteggiamento accogliente, sereno, giocoso e propositivo del professionista.
Informazioni su sedi, orari e modalità operative dello studio nutrizionale
A noi adulti appare spesso tortuoso e incomprensibile il cammino che un adolescente percorre per diventare grande. Guardiamo nostro figlio e ci ritroviamo a pensare che qualcuno o qualcosa, di cui non conosciamo assolutamente nulla, si sia impossessato del suo corpo e ci chiediamo se il nostro bambino, quello che conoscevamo così bene, che abbiamo nutrito e a cui abbiamo insegnato a parlare e a camminare, tornerà mai a casa!
L’adolescenza è una fase assolutamente complessa e difficile, e, a sentire il parere dei neurobiologi, pare che essa sia il risultato di un delicato periodo neuroplastico. In realtà, ciò che avviene nel cervello dell’adolescente, è una continua e “sapiente” disorganizzazione e riorganizzazione che inizia dalla pubertà e dura fino ai vent’anni circa: un riassetto della materia grigia e di quella bianca, volto a velocizzare e organizzare l’informazione neuronale. Questa spiegazione dovrebbe consolarci: dopo tutto è molto più plausibile della possessione aliena o demoniaca!
Le modificazioni profonde che avvengono a livello neurologico si riflettono nei comportamenti. Anche in quelli alimentari. L’adolescente, in cerca della sua identità e dell’approvazione dei pari, è spinto a condividere con gli amici gli alimenti che in famiglia gli vengono concessi con regola e moderazione. Egli tende a seguire mode e pubblicità e spesso modifica il suo comportamento alimentare in base al significato simbolico di particolari cibi o a determinate scelte etiche. Spesso l’adolescente tende ad utilizzare il cibo come strumento per controllare le modificazioni che il proprio corpo subisce durante questa delicata ed esplosiva fase di crescita. Con le sue scelte drastiche e irrazionali, a volte, ci segnala disagi e malumori che ci inducono a riflettere, soprattutto in quest’epoca di repentini cambiamenti sociali, in cui l’indebolimento dei modelli familiari lascia spazio a quelli imposti dai mass-media.
Cosa ci dice, in fondo, l’adolescente? Ci comunica, con i suoi sbalzi di umore, la difficoltà di un cambiamento, la fatica di trovare una collocazione, un ruolo, un tempo e uno spazio nell’ambito familiare e in quello sociale. Ci indica, con le sue scelte alimentari poco corrette, che ha bisogno di provare, assaggiare, gustare cibi alternativi, proibiti e poco sani perché essi esistono, fanno parte degli ambienti che frequenta e nei quali non potrebbe non condividerli. Ci informa che vuole sentirsi uguale agli altri e degno di attenzione, che è in grado di gestirsi da solo anche a tavola e che è il momento di recidere quel legame così stretto e profondo che lo ha tenuto legato alla nutrice e alle sue regole. Facciamocene una ragione.
D’altra parte, se la regola dell’alimentazione corretta è stata e continua ad essere presente sulla tavola di casa, è poco probabile che il nostro piccolo grande uomo, o la nostra piccola grande donna, se ne allontani definitivamente, una volta assaporate ed esperite l’autonomia e l’ebbrezza della scelta trasgressiva. Perché, in fondo, ciò che conta dal punto di vista educativo/nutrizionale è già stato. Quella guida elastica ma determinata, quella autorevolezza accogliente e consapevole, quella dipendenza stretta da cui germoglia l’autonomia si sono già compiute quando nostro figlio era ancora un bambino.
Riflettendoci bene, quindi, il nostro uomo in erba, che sperimenta e rifiuta, accoglie e differenzia, chiude canali comunicativi canonici e ne apre di nuovi e insoliti, dopo tutto ci offre un’occasione preziosa per riflettere su ciò che è stato ed è il nostro stile alimentare (e non solo); ci pone di fronte alla possibilità di rivalutare, ponderare e, qualora fosse il caso, ripensare le nostre scelte alimentari. Come se imparassimo di nuovo a diventare grandi, con quel pizzico di euforica sapienza che il nostro adolescente di casa, ogni giorno, ci regala.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, ho fatto le ore piccole con RadioRAI1!
Ecco il podcast della trasmissione
Ci sono cose che stanno nell’aria in attesa di prendere forma e sostanza. Una di queste è “La Mezzaluna – centro di educazione alimentare”.
Se ne stava lì, indefinita ma già capace di individuare dei bisogni. Bisogni come quello di un nuovo diritto di accesso al cibo, di una nuova consapevolezza alimentare che si lega a quella ambientale e sociale. Aveva già in sé temi come il territorio, la partecipazione, l’agricoltura, la cultura, la biodiversità, il rispetto dei tempi della natura e molto altro.
Continua a leggere su giornaledibarga.net
E’ un articolo di Emilio Bertoncini, Agronomo e Guida ambientale
Lunedì 11 marzo dalle 21,30 alle 23,30, alla Misericodia di Fornacette
“Mangiando s’impara: l’importanza dell’educazione alimentare“
Parleremo delle strategie da adottare in famiglia e a scuola, per guidare i bambini e gli adolescenti nelle loro scelte alimentari!
L’incontro è gratuito.
Vi aspetto numerosi!
Dopo il successo dell’incontro “Il buon cibo della vita” che si è tenuto lo scorso 21 novembre, la Misericordia ha organizzato una serie di incontri formativi gratuiti sul tema della nutrizione nell’età evolutiva. Si tratta di tre appuntamenti che si svolgeranno a marzo in cui si parlerà dell’alimentazione dei bimbi, di cosa significhi una buona “educazione alimentare”, del cibo in famiglia, dei modelli e delle pubblicità.